/4 DOMANDE PER 4 CAMPIONI

4 DOMANDE PER 4 CAMPIONI

     Quattro medaglie luccicanti per la rappresentativa del Cus Lecce ai recenti Campionati nazionali universitari 2022, organizzati a Cassino dal Cusi (presieduto dal salentino Antonio Dima), che raggruppa gli oltre cinquanta Cus italiani. Due medaglie di oro, una di argento e una di bronzo si vanno ad aggiungere al palmares della polisportiva di Unisalento, guidata da Roberto Rella.

     Sul gradino più alto del podio è salito lo studente di diritto e management dello sport Nicolò Botrugno, 21 anni ancora da compiere, campione italiano universitario nel taekwondo forme (combattimento simulato) per cinture nere.

      Insieme a lui ha rivinto lo scudetto agli “universitari” la squadra di calcio cussina, confermando, dopo la cancellazione delle edizioni 2020 e 2021 dei Cnu a causa della pandemia, il titolo nazionale già conquistato nel 2019.

     La medaglia di argento proviene anch’essa dal taekwondo forme (i cui atleti erano accompagnati dal maestro Giuseppe Perulli) e brilla al collo della cintura nera Alice Antonia Virgulto, ventenne studentessa di scienze politiche e delle relazioni internazionali.

     Bronzo sudatissimo (nello stesso giorno ha dovuto giocare quarto di finale e semifinale) per Lorenzo Lorusso, 22 anni, che studia anche lui diritto e management dello sport.

     Dietro ogni medaglia c’è un atleta e la sua storia. Di ritorno dai campionati, abbiamo provato a saperne qualcosa di più sui campioni del Centro universitario sportivo Lecce, scegliendo il capitano Francesco Mariano (29 anni, laureando in giurisprudenza) in rappresentanza dei suoi compagni calciatori.

Qual è stato il tuo primo pensiero, quando ti sei reso conto di aver vinto una medaglia ai Campionati nazionali universitari?

Nicolò – Nonostante il primo posto fosse il mio unico obbiettivo, è stata comunque una bella soddisfazione diventare campione italiano universitario e rappresentare l’università del Salento sul gradino più alto del podio.

Francesco – L’emozione è stata tanta, devo ammetterlo, amplificata dal fatto che questo è stato il mio ultimo Cnu e ci tenevo a riconfermare quanto di buono fatto nel 2019 a L’Aquila. Inoltre vedere la gioia negli occhi dei ragazzi, che per la prima volta si apprestavano a disputare il torneo, non ha avuto prezzo.

Alice – Quando ho partecipato ai campionati italiani universitari ero molto felice di aver rappresentato l’università della mia città. Il secondo posto è stato certamente un buon risultato, ma mi impegnerò a fare meglio la prossima volta.

Lorenzo – Ho pensato al fatto che qualche giorno prima ero in Tunisia, non avendo la certezza di riuscire ad arrivare in tempo a Cassino per partecipare ai campionati ed invece eccomi nella semifinale. Ovviamente, ho anche pensato al fatto che ho vinto la medaglia non solo come giocatore individuale, ma che l’ho vinta rappresentando la mia università e questa secondo me è una bellissima cosa.

Quali difficoltà incontri nel conciliare la carriera sportiva agonistica con quella universitaria e di contro quali vantaggi porta la pratica dello sport nello studio?

Nicolò – La difficoltà che riscontro è quella di conciliare lezioni e studio, dato che mi alleno tutte le sere e soprattutto quasi tutti i fine settimana sono a Roma per gli allenamenti con la nazionale italiana.

Francesco – Nei primi anni sono state molte. Purtroppo, affrontare un campionato come la serie D comporta molti sacrifici, si è quasi sempre sul campo e per forza di cose lo studio ne risente. La svolta è avvenuta con l’introduzione del regolamento dello studente atleta, voluto fortemente dal professore Melica. Grazie a questo strumento chi pratica sport a livello agonistico è stato equiparato del tutto ad uno studente lavoratore, con l’estensione anche alla nostra “categoria” di molti vantaggi.

Alice – Non è facile conciliare lo sport e lo studio, ma ci sono abituata sin da quando frequentavo le scuole medie inferiori. Credo che sia utile imparare a gestire il tempo e a sfruttare ogni momento della giornata nel modo giusto. Lo sport aiuta tantissimo nello studio: nella gestione dell’ansia, nel cercare di fare sempre meglio, nella concentrazione.

Lorenzo – Sicuramente è molto difficile conciliare le ore di allenamento intenso con l’organizzazione dello studio e le ore effettive di studio necessarie. Generalmente mi alleno 4-5 ore al giorno e spesso arrivo stremato a fine giornata, quindi inizio a studiare circa un’ora prima di cena e poi un’altra oretta dopo cena. Allo stesso tempo, essere un tennista professionista implica viaggiare tanto e spostarsi da un posto all’altro ogni settimana, quindi imparare ad adattarsi a situazioni diverse ed avere disciplina, qualità che secondo me per lo studio sono essenziali.

Siamo probabilmente prossimi alla fine di una pandemia durata più di due anni. Quali cambiamenti ha prodotto il Covid 19 nella tua vita di atleta e di studente?

Nicolò – Ho effettuato la prima iscrizione nel 2020, quando ancora non si poteva entrare in università. Questo ha inciso molto sul mio percorso di studi, poiché non avendo stabilito nessun contatto con gli altri colleghi, mi era difficile capire molte dinamiche. Mi ha anche portato ad abbandonare gli studi per quell’anno e a iscrivermi a un’altra facoltà l’anno successivo. Quest’anno invece sono riuscito ad avere dei contatti diretti con gli altri studenti e mi è stato utile a capire molte cose. Riguardo alla mia vita di atleta la pandemia mi ha purtroppo negato la possibilità di misurarmi in competizioni di altissimo livello quali i mondiali assoluti e universitari.

Francesco – Dal punto di vista sportivo, posso dire che è stato un vero e proprio trauma. La relazione tra individui è una delle caratteristiche fondamentali del gioco del calcio. L’allenamento, la partita creano il contesto, dove soddisfare tale necessità. La pandemia e il conseguente blocco delle attività ha provocato uno smarrimento. Per quanto riguarda la vita da studente è stata quasi un vantaggio, mi ha permesso di dedicare molto più tempo allo studio, dandomi anche la possibilità di poter partecipare alle lezioni da remoto.

Alice – Con il COVID e i due anni di pandemia, abbiamo appreso nuove abitudini e soprattutto è cambiato il modo, in cui facciamo tutto quello che prima ci sembrava scontato. Durante il periodo di lockdown ci siamo dovuti fermare con gli allenamenti e risultava difficile allenarsi in casa. Abbiamo comunque partecipato a delle competizioni online. Inoltre io affrontavo la maturità proprio quell’anno, ed è stato difficile abituarsi a una nuova modalità di seguire le lezioni (dad) e soprattutto non sapere il modo, in cui si sarebbero svolti gli esami. Con l’università è stato invece più facile seguire a distanza e credo che sia stato anche molto utile mantenere la modalità mista per più tempo, in quanto per gli studenti-atleti, che devono riuscire a conciliare le due cose, è più semplice seguire da casa. Non si perdono lezioni importanti per affrontare al meglio la carriera universitaria.

Lorenzo – La pandemia ha, senza dubbio, creato dei cambiamenti nella mia vita. Come studente, è stato brutto non poter frequentare in presenza (anche se in presenza non ci posso andare spesso per via dei miei allenamenti), perché seguire le lezioni da vivo e poterti vedere con i tuoi compagni di corso è un’esperienza importante. Come atleta invece, la pandemia ha ridotto il numero di tornei internazionali, creando difficoltà per tutti i giocatori. Uno scarso numero di tornei significa che molti tornei si riempivano subito, lasciando fuori molti giocatori, eliminando la possibilità di poter partecipare e competere. Questo per me è stato un problema serio, che ha inciso negativamente anche sulla mia motivazione. Fortunatamente, con il passare del tempo e con la recessione della pandemia ho visto tanti miglioramenti, sia nella ripresa delle lezioni in presenza che nell’aumento della quantità di tornei all’estero.

Immaginiamo di trovarci improvvisamente tra dieci anni, nel 2032. Quale professione immagini di svolgere “da grande”?

Nicolò – Tra dieci anni mi vedo a svolgere la professione di istruttore di taekwondo.

Francesco – Ho da poco iniziato la pratica forense. Non so se quella dell’avvocato sarà la mia futura professione, ma mi auguro tra dieci anni di aver superato molte sfide professionali. Quello di cui sono sicuro è che una parte della mia vita continuerà ad essere dedicata allo sport.

Alice – Non saprei dire che cosa farò tra 10 anni. Spero solo di continuare a fare ciò che mi piace. 

Lorenzo – In primis, tra 10 anni vorrei ancora essere un professionista e competere nel circuito ATP, se il mio corpo me lo permette. Allo stesso tempo, spero che questo percorso di studi mi possa agevolare ad aprire un centro sportivo ed eventualmente anche una società di sport management, con l’obiettivo di gestire degli atleti di alto livello.